Autore: Dr. Gianni Lazzarato.
Come noto, la disponibilità di un congruo volume osseo è uno dei presupposti fondamentali per il conseguimento del successo implantare, ma nella casistica clinica quotidiana, tuttavia, non ritroviamo sempre le condizioni ideali per l’immediato inserimento di impianti.
È questo il caso, per esempio, dell’arcata superiore, dove lo spazio occupato dal seno mascellare può prospettare delle situazioni anatomiche sfavorevoli. Risulta comunque frequentemente possibile ovviare agevolmente mediante tecniche di aumento volumetrico dell’osso (verticale orizzontale od entrambi), in modo da permettere l’impiego di impianti di dimensioni adeguate con risultati predicibili.
Nella presente esposizione (fig. 1) descriveremo il caso di una paziente di sesso femminile, 53 anni, non fumatrice in buono stato di salute generale che presenta una edentulia singola a livello di 2.4 e necessità di ricopertura con capsula singola anche del 2.3 ampiamente ricostruito. Nel caso specifico, la soluzione implantare era la più auspicabile per evitare di dover rimuovere anche la capsula in metallo ceramica del 2.5 nel caso si fosse voluto ricorrere all’applicazione di un ponte di tre elementi tradizionale di metallo ceramica; soluzione che la paziente non approvava.
Dopo l’opportuna e doverosa discussione sulle indicazioni e controindicazioni delle diverse alternative si è optato di comune accordo per un’espansione verticale della cresta ossea alveolare mediante tecnica BAOSFE (Bone Added Osteotomy Sinus Floor Elevation) riuscendo contestualmente nell’intento di posizionare un impianto Leone da 4.1 mm di diametro e 12 mm di lunghezza (fig. 4). L’intervento è stato eseguito ai primi di Luglio 2004 prevedendo l’inserimento della fixture con tecnica chirurgica bi-fasica. L’utilizzo degli osteotomi dedicati Leone consegue percepibili vantaggi clinici, migliorativi della tecnica BAOSFE, in virtù della loro forma apicale a-traumatica, del diametro appositamente calibrato alla dimensione dell’impianto che si andrà a utilizzare, oltre alla disponibilità di inserti curvi che ne facilitano l’utilizzo nelle situazioni di difficile accesso alla sede dell’intervento.
Nelle immagini radiografiche (figg. 2, 3, 4) gli steps della fase chirurgica per il controllo della profondità di lavoro e della direzione del sito implantare. A distanza di sei mesi si è resa apprezzabile l’entità dell’aumento verticale ottenuto (fig. 5), rapportata con la prima radiografia (fig. 1), si è quindi proceduto alla seconda fase chirurgica per la scopertura della fixture optando per la realizzazione di un piccolo lembo ad andamento mesio-distale scolpito in posizione leggermente palatina rispetto alla sommità crestale. A seguito di ciò si è conseguito un lieve riposizionamento vestibolare della gengiva aderente per agevolare l’ottenimento di una buona volumetria dei tessuti molli e quindi una configurazione anatomica gradevole del colletto vestibolare della corona.
Si è prestata particolare attenzione a non interferire con le papille gengivali mesio-distali per non correre il rischio di alterarne l’anatomia; due punti staccati attorno al moncone di guarigione hanno completato l’opera tanto che a 20 giorni la situazione permetteva di rilevare l’impronta di lavoro (figg. 6, 7). Il laboratorio ha quindi predisposto il moncone personalizzando mediante fresatura un moncone standard fornito dalla Leone (figg. 8, 9) sul quale poi sarebbe stata cementata la corona in metallo ceramica (fig. 10). Al momento della consegna del manufatto protesico si è provveduto all’inserimento del moncone personalizzato (figg. 11, 12) e alla cementazione delle capsule singole su 2.3 e 2.4 (figg. 13, 14).
A distanza di due anni dal carico protesico (fine luglio 2006) è stata scattata una nuova foto (fig. 15) che documenta non solo la stabilità del risultato, ma possibilmente un miglioramento della situazione dei tessuti molli peri-implantari che presentano un profilo ben consolidato, privo di qualsiasi segno di infiammazione ed esteticamente molto valido, che soddisfa pienamente le aspettative iniziali della paziente.
Concludendo: questo caso documenta come sia possibile, nella realtà quotidiana dei nostri studi professionali risolvere in modo elegante casi anche di discreta complessità padroneggiando le tecniche che ormai sono alla portata di molti se non di tutti. Il percorso decisionale deve obbligatoriamente comprendere una diagnosi accurata e un interscambio attivo e costante con il paziente per finalizzare una scelta ragionata e condivisa del piano di trattamento, fine ultimo del reciproco rapporto di fiducia maturato. A questo aggiungo, è di altrettanta fondamentale importanza, per la bontà del risultato, la scelta degli idonei strumenti quindi la perfetta conoscenza della metodica implantare che si utilizza.
Realizzazioni protesiche:Â Laboratorio Od. D.L. di De Toni & Michelon –Â Montegrotto Terme (Pd)