Gli impianti zigomatici nella terapia delle gravi atrofie dei mascellari

Maggio, 2014
Exacone News 18

Autore: Dott. Andrea Tedesco.

L’allungamento dell’età media e la richiesta sempre maggiore di un miglioramento della qualità della vita da un punto di vista sia estetico che funzionale, ha fatto sì che le tecniche odontoiatriche fossero sempre più vicine alle necessità dei pazienti.

Spesso nei soggetti edentuli con marcata atrofia mascellare, la protesi mobile rappresenta un vero problema per la ridotta stabilità e per il disagio che essa comporta.

In questi casi l’inserimento implantare è possibile solo dopo aver effettuato importanti interventi di chirurgia ricostruttiva, spesso con prelievi ossei da sedi extraorali, quali la cresta iliaca o la calvaria.

Gli impianti zigomatici in questi casi rappresentano una valida alternativa alla chirurgia additiva, in quanto, sfruttando l’osso disponibile nella regione zigomatica, si ancorano direttamente ad esso evitando tutte quelle procedure precedentemente descritte, riducendo i tempi di attesa per la possibilità di effettuare il carico immediato, eliminando i notevoli disagi per i numerosi interventi e, infine, riducendo sensibilmente i costi.

Le tecniche chirurgiche per l’inserimento degli impianti zigomatici sono essenzialmente due: una tecnica intrasinusale ed una extrasinusale a seconda se l’impianto dalla cresta alveolare passi o meno attraverso il seno mascellare per poi ancorarsi all’osso malare.

Un enorme ausilio in questo tipo di chirurgia è la realizzazione di un modello stereolitografico, in quanto riproducendo fedelmente l’anatomia ossea del caso, permette di valutare con esattezza dimensioni e posizione degli impianti, potendo addirittura realizzare un intervento chirurgico virtuale prima dell’intervento stesso vero e proprio.

In questo caso abbiamo utilizzato un modello stereolitografico trasparente in modo da poter evidenziare anche le cavità dei seni mascellari rappresentati in resina bianca.

Il caso descrive un paziente di sesso maschile di anni 68, in buono stato di salute, portatore di protesi totale mobile, con una marcata atrofia del mascellare superiore dovuta anche a fallimenti di precedenti interventi chirurgici.

Per questo motivo gli è stata proposta la soluzione con impianti zigomatici per evitare nuovi interventi di chirurgia rigenerativa.

Dopo una OPT iniziale (Fig. 1) si eseguiva una TC Cone Beam per valutare il caso nei dettagli (Fig. 2). Dalla TC si realizzava un modello stereolitografico per poter misurare e pianificare al meglio l’intervento (Figg. 3, 4).

Il modello è stato realizzato nel reparto Digital Service dalla società Leone di Firenze con una tecnica particolare che permette di evidenziare strutture anatomiche quali nel nostro caso le cavità dei seni mascellari (Fig. 5).

Da notare la lesione iatrogena dei precedenti interventi chirurgici a livello della parete vestibolare del seno mascellare di sinistra (Fig. 6).

Sul modello stereolitografico è possibile anche definire gli strumenti idonei per l’intervento stesso, come ad esempio scegliere il divaricatore più adatto all’anatomia del mascellare (Figg. 7, 8), o simulare l’intervento misurando il passaggio delle frese fino a decidere sulla lunghezza implantare (Figg. 9-11). L’intervento è stato realizzato in anestesia generale con intubazione naso-tracheale (Fig. 13).

È importante sottolineare che in questo paziente, per la differente anatomia del mascellare, è stata eseguita una tecnica intrasinusale nell’emiarcata sinistra ed una extrasinusale nell’emiarcata destra.

Dopo aver scollato un lembo muco-periosteo a spessore totale, si evidenziano le cavità nasali ed il nervo infraorbitario. La preparazione implantare inizia con la prima fresa rotante a pallina da 2,9 mm di diametro. Questa raggiunge l’osso malare, non lo perfora, ma crea soltanto un invito sulla corticale per le frese successive (Fig. 14).

Successivamente si utilizza una fresa dritta da 2,9 mm che a questo punto oltrepassa lo zigomo (Fig. 15). A questo punto si effettua una prima misurazione con una sonda millimetrata (Fig. 16).

Quindi si utilizza, prima una fresa dritta da 3,5 mm (Fig. 17) poi un’altra sonda di diametro simile a quello implantare (Fig. 18).

Si  inserisce l’impianto inizialmente con il micromotore a bassa velocità e poi, volendo, manualmente (Figg. 19-22).

Stesse fasi per l’emiarcata destra (Figg. 23-31) solo che, come accennato precedentemente, in questa zona l’impianto zigomatico è stato posizionato con tecnica extrasinusale per la differente conformazione anatomica del mascellare (Figg. 32, 33).

Sono stati inseriti, quindi, due impianti zigomatici da 4×45 mm di lunghezza (uno per ogni emiarcata) e quattro impianti dritti standard da 3,5×11,5 mm anteriormente (Fig. 34).

Tutti gli impianti avevano un torque di inserimento di oltre 35 Ncm.

Sugli impianti sono stati inseriti dei MUA (Multi Unit Abutment) dritti su due degli impianti standard e angolati su quelli zigomatici (Fig. 35).

Dopo aver rilevato un’impronta intraoperatoria (Fig. 36), è stato possibile riadattare opportunamente la vecchia protesi mobile del paziente effettuando così un carico immediato nella stessa giornata dell’intervento chirurgico (Figg. 37-42).

Per il carico immediato sono stati utilizzati soltanto due degli impianti dritti standard.

Dopo circa sei mesi dall’intervento è stata realizzata una protesi definitiva in acrilico con una struttura interna in titanio con sistema Procera (Figg. 43-45).

Realizzazioni protesiche: Laboratorio odontotecnico Sig. Gianluca Zirba – Firenze

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