Riabilitazione implantoprotesica post-estrattiva full-arch con protesi avvitata tipo Toronto a carico immediato: parte 2

Giugno, 2021
Exacone News 31

Autori:
Odt. Massimiliano Pisa
Titolare Laboratorio Dental Giglio, Firenze

Dr. Fabrizio Dell’Innocenti
Libero professionista a Ponsacco (PI)

Questa seconda parte è dedicata alle procedure odontotecniche del nostro protocollo di carico immediato per protesi avvitate tipo Toronto. Oggigiorno la tecnologia mette a disposizione strumenti che semplificano e velocizzano il lavoro e al tempo stesso ci danno un grande aiuto per ottenere un buon standard di precisione. Il nostro lavoro richiede una profonda conoscenza dell’Odontotecnica, e quindi dei materiali e il loro utilizzo, della Gnatologia e la sua applicazione e delle varie soluzioni e tecniche protesiche per utilizzare quella più appropriata al caso, scegliendo metodiche analogiche o tecnologie CAD-CAM.

La pianificazione protesica è il primo passo importante per il successo protesico. Dopo aver messo i modelli iniziali in articolatore (Fig. 1) eseguiamo un attento studio del caso con Digital Smile Design e della situazione occlusale, per valutare eventuali rialzi della dimensione verticale e le correzioni estetiche.

Le informazioni così ottenute vengono riportate nella ceratura diagnostica che in questo caso è un montaggio diagnostico/definitivo. Definitivo in quanto utilizziamo già i denti del lavoro finale per il montaggio diagnostico, che sfrutteremo per ricavare le due protesi in resina da utilizzare subito dopo l’inserimento degli impianti e per eseguire la Toronto definitiva dopo circa 7 giorni dall’intervento chirurgico (Figg. 2, 3).

Una volta eseguito il montaggio diagnostico fissiamo la posizione dei denti con una mascherina in silicone rigido che ha come punto di riferimento e appoggio l’antagonista inferiore e l’articolatore stesso (Fig. 4). Una volta ripulito il modello superiore dai denti e dalla cera, si inzeppa della resina bianca per due volte nella forma vuota dei denti di montaggio ottenendo così due protesi identiche in resina. La prima verrà consegnata al paziente immediatamente dopo aver inserito gli impianti, mentre la seconda diventerà una dima protesica per la realizzazione della protesi definitiva (Fig. 5).

Inviamo quindi allo studio le due protesi in resina per il giorno dell’intervento chirurgico. Dopo l’inserimento degli impianti, il clinico posiziona i monconi MUA (Multi-Unit Abutment) il più parallelamente possibile, li attiva definitivamente negli impianti e avvita i cilindri da incollaggio sopra i MUA. Realizziamo quindi dei fori nella prima protesi in resina a livello dei cilindri cercando di rendere la struttura più passiva possibile e lasciando lo spazio utile per il composito flow necessario a fissare i cilindri alla struttura nella posizione più corretta possibile, corrispondente al montaggio diagnostico garantita dalla stessa chiusura del paziente (Figg. 6, 7).
Successivamente fissiamo con la stessa procedura i cilindri da incollaggio anche nella seconda protesi in resina che diventerà la nostra dima protesica e ribasiamo la sella edentula per rilevare i dettagli della cresta gengivale. Una delle due protesi verrà poi rifinita e lucidata ulteriormente per utilizzarla come provvisorio immediato da consegnare al paziente; una volta inserita in bocca controlliamo le proporzioni estetiche e funzionali e scattiamo delle foto per verificare la correttezza e corrispondenza dei dati (Figg. 8, 9).

Per la realizzazione del modello master si avvitano gli analoghi-moncone MUA ai cilindri inglobati nella dima protesica. Si realizza anche una maschera gengivale rimovibile, necessaria per mettere a nudo gli analoghi stessi per una migliore visione e verifica della struttura da eseguire. La maschera gengivale viene condizionata e lisciata dalle asperità lasciate dai punti di sutura e dalle irregolarità gengivali dovuti all’intervento chirurgico (Figg. 10, 11).

Si rimuove la maschera gengivale per verificare con la dima protesica la corretta e corrispondente posizione degli impianti (Fig. 12). Successivamente si posiziona il modello master con la dima protesica nell’articolatore aiutandosi con la registrazione occlusale con Stone Byte presa in bocca (Fig. 13).

Avvitiamo i cilindri da incollaggio per MUA sugli analoghi-moncone MUA, li tagliamo in base allo spazio a nostra disposizione per la protesi e successivamente inseriamo sopra i calcinabili che ci garantiscono una migliore precisione dell’alloggiamento del cilindro per MUA (Figg. 14-17).

Posizioniamo cosi il modello in articolatore con i cilindri inseriti e verifichiamo che non ci siano interferenze durante la chiusura con la mascherina in silicone (Fig. 18). Dopodiché avremo cura nell’applicare della cera per isolare i denti del montaggio all’interno della mascherina (Figg. 19, 20) in modo da ottenere un calco perfettamente funzionale ai denti utilizzati.
Inzeppiamo la resina calcinabile e una volta polimerizzata togliamo la mascherina e i denti ottenendo così una sottostruttura da fondere appropriata al lavoro che dobbiamo realizzare (Figg. 21, 22).

Sfiliamo i cilindri da incollaggio dalla struttura, controlliamo che tutte le superfici siano lisce e la mettiamo in rivestimento per eseguire la fusione, utilizzando le tecniche più appropriate per ottenere una fusione precisa e omogenea (Figg. 23, 24). Dopo la fusione adattiamo e rifiniamo la struttura (Fig. 25) avendo l’accortezza nel verificare la passività della struttura stessa con i cilindri posizionati nel modello.

Fatto ciò andiamo ad approntare la cementazione dei cilindri alla fusione realizzata, ottenendo così una struttura particolarmente passiva che verifichiamo eseguendo il test di Sheffield (Figg. 26-30).

A questo punto la struttura è pronta ad accogliere il montaggio diagnostico/definitivo. Controlliamo che non ci siano interferenze, applichiamo dell’opaco bianco e fissiamo i denti con la resina bianca (Figg. 31-34).

Controllo, finitura e lucidatura accurata del nostro lavoro è l’atto finale prima di inviarlo allo studio odontoiatrico, dove la protesi definitiva verrà consegnata al paziente (Figg. 35-39).

Giugno, 2021 - Exacone News 31