La protesi fissa nella riabilitazione protesico-implantare dell’edentulismo totale

Settembre, 2005
Exacone News 3

Autori: Dr. Leonardo Palazzo, Dr. Salvatore Belcastro, Dr.ssa Cristina Rossi, Dr. Fulvio Floridi.

La riabilitazione protesico-implantare nell’edentulismo totale rappresenta una sfida operativa di notevole difficoltà a causa delle complesse condizioni di cui è necessario tener conto.(1 – 2) In primo luogo occorre considerare le conseguenze di carattere anatomo-funzionali ed estetiche determinate dalla perdita degli elementi dentali ed evidenziabili sia a livello intra-orale che extra-orale. A livello intra-orale si verifica un riassorbimento dell’osso alveolare, con conseguente riduzione della gengiva aderente, esteriorizzazione dei fasci vascolo-nervosi con conseguenti dolori e parestesie, superficializzazione delle inserzioni muscolari con aumento dell’instabilità protesica ed aumento di volume della lingua.

A livello extra-orale si ha perdita della dimensione verticale scheletrica, tendenza alla terza classe per ante-rotazione della mandibola, scomparsa dell’angolo labio-mentale, assottigliamento del labbro superiore che occuperà una posizione più arretrata, approfondimento del solco naso-labiale ed ipotonia e collasso della muscolatura periorale con modificazione dell’estetica e dell’espressione. Il mascellare superiore diventa in senso trasversale più stretto, al contrario dell’arco mandibolare che diviene più largo. Si verifica, spesso, anche un’alterazione della qualità ossea, con riduzione della sua densità, dovuta alla perdita delle sollecitazioni meccaniche trasmesse sull’osso dai denti naturali.(3) L’obiettivo della riabilitazione protesica è la sostituzione dei tessuti persi in modo da restituire al paziente un’adeguata funzionalità con un’estetica il più vicino possibile a quella naturale.

Per raggiungere risultati estetici e funzionali soddisfacenti occorre formulare un piano di trattamento che preveda le seguenti tappe: anamnesi, esame obiettivo intra-orale ed extraorale, esame radiografico, studio dei modelli. Queste fasi permettono la scelta del dispositivo protesico più idoneo. Con l’anamnesi si conosce la storia medica del paziente, si evidenzia la presenza di eventuali controindicazioni alla terapia implantare ma, soprattutto, si comprendono le esigenze del paziente di carattere estetico, funzionale e psicologico.(4) Attraverso l’esame obiettivo extra-orale si valuta: la simmetria del viso, il profilo facciale, la dimensione verticale, la classe scheletrica, la morfologia delle labbra e la linea del sorriso. Con l’esame obiettivo intra-orale si valutano i tessuti molli, la morfologia ossea macroscopica ed i rapporti intermascellari.(5)

Gli esami radiografici più usati per la valutazione della quantità e della qualità ossea sono: la radiografia endorale, l’ortopanoramica, la teleradiografia latero-laterale del cranio ed il Dentascan®.(6) Il montaggio dei modelli di studio in gesso su articolatore consente di analizzare lo spazio disponibile per la protesi, i rapporti tra le arcate nei tre piani dello spazio e di realizzare la ceratura diagnostica. Questa fornirà informazioni precise sulla forma, l’altezza e la posizione delle corone, nonché sul sito ideale di posizionamento dell’impianto. La ceratura diagnostica permette di realizzare la dima chirurgica e di creare un provvisorio per le manovre di carattere estetico e fonetico da trasferire alla protesi definitiva.

Nell’edentulismo totale le scelte terapeutiche sono determinate da:
1) l’importanza del riassorbimento osseo
2) il rapporto tra le arcate
3) la richiesta del paziente.

Le opzioni terapeutiche sono: overdenture su impianti, Toronto Bridge e protesi fissa su impianti.
Nei seguenti casi clinici si è presa in considerazione la protesi fissa su impianti. Quest’ultima è un ponte fisso supportato da impianti su cui la protesi è avvitata o più spesso cementata.

Indicazioni:
– cresta poco riassorbita
– buoni rapporti tra le arcate sia in senso antero-posteriore che verticale e trasversale
– Possibilità di inserire gli impianti in corrispondenza dell’emergenza dei denti ed in corrispondenza dei settori posteriori retro-foramina e sotto-sinusali.

Vantaggi:
– estetica spesso soddisfacente
– ottimi risultati funzionali e psicologici.

Svantaggi:
– in caso di atrofia marcata ed in pazienti con linea del sorriso alta: denti lunghi e problemi estetici
– difficile sostegno delle labbra e problematiche fonetiche.

Caso 1

Paziente di anni 55. La situazione clinica iniziale era caratterizzata dall’assenza di numerosi elementi dentali e dalla grave compromissione di tutti quelli residui (figg. 1-2).

Il piano di trattamento prevedeva l’estrazione di tutti gli elementi dentali residui ed una riabilitazione fissa metallo-ceramica a supporto implantare. Le estrazioni sono state seguite dalla consegna di una protesi totale provvisoria rimovibile (fig. 3) con lo scopo di sostituire temporaneamente i denti e di effettuare le manovre cliniche di carattere estetico e fonetico da trasferire alla protesi finale.

La prima fase chirurgica ha portato all’inserimento di 16 impianti (8 nell’arcata inferiore e 8 nell’arcata superiore), di cui 12 con diametro di 3,3 mm e 4 da 4,1 mm. Il posizionamento implantare nei settori laterali di destra del mascellare superiore e della mandibola ha richiesto, visto l’esiguità dei diametri ossei vestibolo-orali, un intervento di espansione di cresta(7) effettuato con strumenti rotanti (frese) e manuali (scalpelli, osteotomi: lanceolati e compattatori) (figg. 4-6).

Il controllo radiografico a 4 mesi di distanza, mostra la perfetta integrazione di tutti gli impianti, confermata in seguito dalle osservazioni cliniche (fig. 7).

La seconda fase chirurgica è stata effettuata con piccole incisioni semilunari in modo da aumentare la banda di gengiva aderente vestibolare e migliorare il profilo di emergenza protesico (figg. 8-9).
Le successive fasi protesiche sono state condotte con le metodiche convenzionali ed hanno portato all’allestimento di un manufatto protesico di 24 elementi (figg. 10-26).

I risultati estetici e funzionali appaiono più che soddisfacenti considerando l’elevato riassorbimento osseo delle creste alveolari (fig. 27).

Caso 2

Paziente di anni 58. L’esame obiettivo e l’OPT mostravano una situazione dento-parodontale molto precaria e assenza di numerosi elementi dentali (figg. 28, 29).

L’esigenza del paziente era quella di riabilitare tramite protesi fissa a supporto implantare l’arcata superiore ed inferiore. L’ortopanoramica mostrava una buona quantità di osso residuo utilizzabile ai fini implantologici. Il piano di trattamento prevedeva l’estrazione di tutti gli elementi dentali ed una riabilitazione fissa metallo ceramica a supporto implantare.

L’esame clinico evidenziava una buona conservazione della cresta ossea in senso verticale e degli spessori ossei vestibolo-orali. Si decideva per l’inserimento di 8 impianti a livello dell’arcata superiore ed 8 impianti a livello dell’arcata inferiore.

Durante l’intervento veniva eseguita exeresi chirurgica di cisti residua del mascellare superiore (figg. 30-49).

La radiografia di controllo, effettuata a 6 mesi di distanza, mostra la perfetta integrazione di tutti gli impianti, confermata in seguito dalle osservazioni cliniche (fig. 50).
Le successive fasi protesiche sono state condotte con le metodiche convenzionali ed hanno portato alla consegna di un manufatto protesico di 24 elementi metallo-ceramica (figg. 51-59).

Realizzazioni protesiche: Laboratorio Wilocs – Roma

Settembre, 2005 - Exacone News 3